Diario 2007 di Francesca
L’Africa è sempre là, dove la lascio ogni volta, dove tutti noi la lasciamo dopo averla vissuta da vicino.
Questa volta c’è stata la fine della stagione delle piogge con le strade dissestate e rese torrenti, con le capanne e i cuori da ricostruire, con i margujà desiderosi di stendersi al sole.
Ci sono stati ancora i “miei” bambini a corrermi incontro, a voler essere abbracciati, a chiedere cadeau e a ridere a crepapelle mentre gli insegno il giro-girotondo.
C’è stata l’inaugurazione del centro di Suor MariaAntonietta, a Cotonou, per le bambine schiavo che adesso, grazie al suo intervento, possono studiare e rifiutarsi di essere sottomesse all’altrui volere.
C’è stato il centro Francesco Massaro, inaugurato un anno fa e finalmente partito, con i suoi 27 bambini paffutelli cambiati e sfamati come si deve.
Ci sono stati Fiore e Carlo a divertirsi con noi, a credere che rimanessimo lì con loro ancora per molto mentre invece li accompagnavamo a scuola per poi ripartire.
Ci sono stati Graffò, Houndebagni, Awaya e i villaggi limitrofi da visitare per assicurarsi che i vari progetti abbiano la continuità necessaria.
E c’è stato Abomey… Benoit e il suo sorriso… Ho voluto credere che fosse per me, che mi abbia riconosciuto, che abbia sentito il calore dei miei baci, ho voluto credere che stia bene, che sia cresciuto, che quando sarà grande, se vorrà, potrà venire a studiare in Italia ed ho fantasticato di portarlo con me… che trauma sarebbe per lui, che atto di egoismo da parte mia…
C’è stato anche il mare di Ouidaha a ripulire i nostri pensieri, a rilassare le nostre menti e la sua lunga e infinita spiaggia, l’Oceano e il Golfo di Guinea, i pescatori con le loro reti…
E durante l’Africa il resto era cornice…
Esisteva solo la terra rossa e l’odore dell’ignoranza, ed è stato come osservare da un oblò il loro “caotico far niente”… si muovono, vanno, vengono, le donne e i bambini percorrono chilometri con le loro ceste sulla testa e quando tornano non hanno niente in più, solo la stanchezza, gli uomini si barcamenano come possono ma alla fine costruiscono ben poco… sono lenti, quasi pigri ai miei occhi… ma poi mi chiedo quanto sono io ad essere troppo veloce e perché mai lo sono, è così necessario correre nella vita? Per arrivare dove, per raggiungere cosa, chi?
Forse davvero si potrebbe tutti rallentare un po’ e godersi il far niente…
E l’Africa è sempre là dove la lascio ogni volta ma è anche sempre qua, dove si incunea e procrea, nel mio cuore.
19.XI.2007 h.22.25