IL PROGETTO SAVANA
Il progetto di microcredito va a completare in questa zona gli altri
interventi creati per i villaggi più poveri, si aggiunge al progetto
scuola "Ho un compgno di banco nel Benin", al progetto di prevenzione
Operazione Villaggi Puliti e Scuole Modello, ai tanti sostegni a distanza,
alle case-famiglia. L'aiuto alle famiglie era cominciato tre anni fa con
il sostegno ai lavori agricoli, un piccolo esperimento di microcredito
destinato a 150 persone; l'esperimento ha funzionato e adesso il progetto
diventa più corposo perchè prevede l'inserimento di circa altre 300 persone
Il Progetto SAVANA è un progetto rivolto alle persone più povere
di ogni paese dell'Africa, in particolare alle donne e ai bambini.
Il primo intervento inizia nel Benin, un territorio dove l'assoluta
povertà ha permesso la pace, in quanto nessuna guerra è scoppiata per
la gestione di risorse.
Il progetto è agli inizi e richiederà 6 anni per andare a regime
e poter autofinanziarsi. Una volta raggiunto questo obbiettivo il team,
forte dell'esperienza, replicherà il progetto in altri stati dell'Africa,
scelti al momento in base alla situazione sociopolitica.
Il modello, innescato attraverso donazioni estere, permetterà di
costruire una banca etica ad esclusivo servizio di chi non ha assolutamente
niente, concedendogli un prestito per l'avviamento ad una attività individuale
a loro scelta, secondo le possibilità del luogo: cucito, coltivazioni,
allevamento, tintura, costruzioni in paglia o legno, produzioni di derivati
del latte, vendita al dettaglio di cibi e prodotti artigianali, ecc…
Rispetto ad un tipico progetto assistenzialista, in cui una ONG invia
cibo o materiale ad un bisognoso, il modello di Yunus presenta determinanti
miglioramenti.
Primo: il progetto una volta avviato non dipende mai più dalla ONG
che l'ha creato: infatti la banca dei poveri riesce a sostenersi
da sola chiedendo dei normali interessi sul prestito. Questo permette
una crescita simile a quella dei chicchi di grano sulla scacchiera
come nella famosa leggenda, o più similmente come un organismo vivente
che riproduce se stesso nel tempo, fino a quando c'è
"terreno fertile", ossia povertà!
Secondo: l'intervento non è invasivo. La banca non dice ai poveri
cosa fare, ma semplicemente permette loro di sfruttare meglio le loro conoscenze.
Terzo: ha un effetto sociale impressionante. I prestiti vengono
dati solo alle donne, in gruppi di 5, che si auto sostengono.
Le donne non solo in questo modo sono più unite, ma guadagnano una
posizione sociale maggiore degli uomini, ponendo fine anche a
molta violenza familiare. Inoltre l’esperienza ha dimostrato che
le donne hanno un maggior senso della famiglia, ed i primi soldi
che guadagnano vengono sempre utilizzati per riprendere i figli
dalla strada o dalla schiavitù e mandarli a scuola. Sono risultate
inoltre più affidabili nella restituzione del prestito.
Ennesimo punto a favore del modello è il fatto che i dipendenti
di questa banca girano di villaggio in villaggio spiegando alle
donne di questa nuova possibilità, anche per mesi, fino a quando
queste donne non hanno capito ogni dettaglio ed ogni aspetto.
Il funzionario seguirà poi i gruppi come un Tutor finanziario,
dando consigli e supportandole nei momenti di difficoltà.
Una volta che la banca ha raggiunto un numero adeguato di clienti
locali (50.000), inizia ad offrire servizi fondamentali, come
una assistenza medica sanitaria a tutti i clienti e un fondo di
garanzia contro i disastri ambientali.
Successivamente nascono progetti come la Grameen Phone
e la Grameen Energy, che danno in gestione pannelli solari
e cellulari nei vari villaggi, in modo da ottenere luce elettrica
nelle case e connessioni tra le varie persone.
La Banca infine sarà totalmente di proprietà dei clienti, ossia dei poveri.